Società

e-lezioni22 | Come funziona il Rosatellum?

di Alessandro Chiaramonte

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Così come nelle precedenti elezioni politiche del 2018, anche nelle imminenti elezioni del 2022 verrà utilizzato il sistema elettorale previsto dalla legge 165/2017, ribattezzata rosatellum, dal nome di Ettore Rosato, esponente del PD e primo firmatario. Rispetto alle elezioni del 2018, però, cambiano i numeri dei seggi totali, oltre che di quelli delle componenti interne al sistema, poiché nel frattempo è intervenuta la revisione costituzionale che ha ridotto il numero dei deputati a 400 e dei senatori elettivi a 200.


Il sistema elettorale, tanto per l’elezione della Camera quanto per quella del Senato, è di tipo misto, vale a dire combina l’applicazione della formula della maggioranza relativa (plurality) in collegi uninominali con l’applicazione di una formula proporzionale in collegi plurinominali.


Per quanto riguarda l’elezione della Camera dei deputati, il territorio nazionale è diviso in 27 circoscrizioni, alle quali si aggiunge la Valle d’Aosta che è costituita da un proprio distinto collegio uninominale. Ciascuna circoscrizione è a sua volta divisa in un numero di collegi uninominali, in proporzione alla propria popolazione, per un totale complessivo di 147. Ai fini della ripartizione proporzionale dei seggi, i territori dei collegi uninominali sono raggruppati tra loro a formare i collegi plurinominali, nel complesso dei quali sono messi in palio 245 seggi. I collegi plurinominali sono in tutto 63 e ognuno di essi elegge un numero di deputati variabile. I restanti 8 seggi sono riservati ai rappresentanti degli italiani residenti all’estero e assegnati in una circoscrizione suddivisa in 4 ripartizioni geografiche (vedi Tab. 1).


Cam./Sen.   N. di circoscrizioniN. di collegi uninominaliN. di collegi plurinominaliN. di seggi maggioritariN. di seggi proporzionaliN. di seggi totali
        
Camera dei deputatiItalia2814749147245392
Estero488
        
SenatoItalia20742674122196
Estero444
        
Tab. 1. Numero di circoscrizioni, collegi uninominali e collegi plurinominali; numero di seggi assegnati con formula maggioritaria e con formula proporzionale (Camera dei deputati e Senato).


Nel complesso, la componente maggioritaria del sistema determina l’attribuzione di poco più di un terzo dei seggi totali (147 su 400, pari al 36,7%), mentre la componente proporzionale determina l’attribuzione di poco meno di due terzi dei seggi totali (253, pari al 63,3%). Le due componenti del sistema non sono però del tutto indipendenti l’una dall’altra. Infatti, i candidati concorrenti nei collegi uninominali devono essere sostenuti da almeno una lista che sia presente nella competizione proporzionale.


Ciascun elettore dispone di un solo voto da esprimere su un’unica scheda, recante il nome del candidato nel collegio uninominale, il contrassegno di ciascuna lista o, nel caso di liste collegate in coalizione, i contrassegni di tali liste, con a fianco i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale (da due a quattro). È previsto il voto «congiunto»: il voto espresso nei confronti di una lista si trasferisce automaticamente al candidato di collegio cui essa è collegata e viceversa. Nel caso di coalizioni partitiche a supporto del candidato di collegio, il voto espresso solo nei confronti di quest’ultimo è ripartito pro-quota a tutte le liste della coalizione, ossia in proporzione ai voti che tali liste ricevono nel collegio. In ogni caso, gli elettori non possono «disgiungere» il loro voto, assegnandolo ad un candidato di collegio e ad una lista non collegati tra loro.


In ogni collegio uninominale il seggio è assegnato con formula plurality, dunque al candidato che ha conseguito il maggior numero di voti.


Per quanto riguarda i 245 seggi in palio nell’arena proporzionale, questi sono ripartiti a livello nazionale tra le coalizioni e le liste non coalizzate in base al metodo del quoziente naturale e dei più alti resti. Sono previste delle soglie di sbarramento, del 10% e del 3% su base nazionale rispettivamente per le coalizioni di liste e le liste non coalizzate. Inoltre, al totale nazionale di voti delle coalizioni non contribuiscono le liste che ne fanno parte ma che hanno ottenuto meno dell’1%. Le liste rappresentative di minoranze linguistiche possono partecipare alla ripartizione dei seggi qualora abbiano ottenuto, nella rispettiva regione, almeno il 20% dei voti validi oppure abbiano vinto almeno un quarto dei collegi.


Una volta determinati i seggi spettanti a ciascuna coalizione, tali seggi sono ripartiti proporzionalmente alle liste della coalizione medesima, purché abbiano ottenuto almeno il 3% dei voti.


Infine, i seggi così assegnati alle liste, coalizzate e non, sono attribuiti alle stesse prima nelle circoscrizioni e poi nei collegi plurinominali secondo una procedura volta far sì che a ciascun collegio plurinominale spetti in ultima istanza un numero di seggi pari a quello determinato ex-ante in base alla popolazione. Per ciascuna lista, i candidati sono eletti nell’ordine di presentazione, poiché le liste sono «bloccate» e non è previsto alcun voto di preferenza.


Nella circoscrizione «estero» e nelle sue 4 ripartizioni geografiche i seggi in palio sono distribuiti solo proporzionalmente, ma in questo caso gli elettori possono esprimere un voto di preferenza.


Il sistema elettorale del Senato è molto simile a quello della Camera. Differisce: 1. nel numero di seggi maggioritari (74 di 200), proporzionali (122) e di quelli riservati all’elezione dei rappresentanti degli italiani residenti all’estero (4); 2. nel numero di circoscrizioni (20, coincidenti con le regioni) e di collegi plurinominali (26); 3. nel livello iniziale di assegnazione dei seggi proporzionali, che non è nazionale bensì regionale; 4. nella circostanza che la soglia del 3% nazionale può essere aggirata dalle liste che ottengano almeno il 20% dei voti nella regione in cui competono.




Alessandro Chiaramonte è un professore ordinario di scienza politica presso l’Università di Firenze. Insegna due corsi: “Sistema politico italiano” ed “Elezioni, partiti e opinione pubblica”. Si è laureato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze e ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in scienza politica nel 1996. In passato è stato anche un Research Fellow presso la London School of Economics and Political Science. È il fondatore e un membro del Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE), ed è anche un membro del comitato direttivo della Società Italiana di Scienza Politica (SISP), della Società Italiana di Studi Elettorali (SISE) e dell’Associazione Studi e Ricerche Parlamentari. Per quanto riguarda la sua ricerca, si è concentrato sulla transizione politica italiana, esaminando vari aspetti come le elezioni e le riforme istituzionali a tutti i livelli di governo. Recentemente, si è anche dedicato all’analisi della trasformazione dei sistemi partitici, sia in Italia che in prospettiva comparata soprattutto a livello europeo.

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