Cultura

Trieste Next 2023: scienza, cultura e innovazione per un futuro sostenibile

di Redazione

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Dal 22 al 24 settembre, in Piazza Unità a Trieste, si è tenuta la dodicesima edizione del Trieste Next, Festival della ricerca scientifica. Il tema di questa edizione è stato: “Un mondo nuovo. Scienza, cultura e innovazione per un futuro sostenibile”. Il programma di quest’anno ha visto protagonisti i più importanti esponenti della ricerca scientifica, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, tra cui Andrea Rinaldo, vincitore dell’International Stockholm Water Prize 2023, definito il “Nobel dell’Acqua”, il parastronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) John McFall, Giulio Boccaletti, direttore scientifico del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Chief Strategy Officer di The Nature Conservancy, la più grande organizzazione ambientale al mondo e Ersilia Vaudo, astrofisica e Chief Diversity Officer dell’ESA. S-citizenship ha partecipato a una selezione di eventi che hanno offerto una piattaforma per discutere e approfondire temi rilevanti per il futuro della nostra società: sostenibilità, intelligenza artificiale e ricerca scientifica.

 
Nel corso dell’evento “Costruire una cultura della sostenibilità”, svoltosi venerdì 22 settembre, esperti di pedagogia, architettura ed educazione hanno condiviso le loro conoscenze sulla creazione di una cultura della sostenibilità. Hanno partecipato all’evento: Gina Chianese, docente di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Trieste, Luigi Di Marco, architetto e membro del Segretariato Generale ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ed Elena Marescotti, docente di Educazione degli adulti ed Educazione e comunicazione per la sostenibilità presso l’Università di Ferrara e Barbara Bocchi, ricercatrice in Didattica e Pedagogia speciale presso l’Università di Trieste. La discussione ha evidenziato come l’educazione e la formazione possano giocare un ruolo fondamentale nella promozione di uno sviluppo umano sostenibile. “Approcciare la cultura della sostenibilità dal punto di vista educativo significa innanzitutto porsi delle finalità ideali da perseguire che siano intitolate all’equità, all’inclusione, a dei valori positivi come la coltivazione di una buona qualità della vita e come un benessere nella convivenza civile e pacifica”, ha spiegato Elena Marescotti. Il GreenComp, lo studio che la Comunità europea ha pubblicato all’inizio del 2022 allo scopo di definire un quadro europeo delle competenze per la sostenibilità, è stato presentato come uno strumento chiave per sviluppare capacità di pensare, pianificare e agire in modo sostenibile. Inoltre, è stato sottolineato come queste competenze possano contribuire a formare individui in grado di vivere nel presente e immaginare un futuro sostenibile.

L’evento “Una, nessuna, centomila lingue: umani e intelligenza artificiale”, tenutosi sabato 23 settembre, ha esplorato il rapporto tra l’intelligenza artificiale e le lingue umane. L’evento è stato moderato da Pascale Janot, ricercatrice in Lingua e traduzione francese presso l’Università di Trieste. Gli esperti Damiano Cantone, ricercatore in Filosofia e Teoria dei linguaggi presso l’Università di Udine, Carla Valeria de Souza Faria, ricercatrice in Lingua e traduzione portoghese e brasiliana presso l’Università di Trieste e Giacomo Klein, interprete e traduttore e docente di Lingua e traduzione neogreca e tedesca presso l’Università di Trieste, hanno discusso dei software esistenti e della loro evoluzione, mettendo in luce le sfide e i limiti dell’IA nel campo della traduzione e dell’interpretazione. La discussione si è focalizzata sul possibile impatto dell’IA sulla diversità linguistica e culturale, con la preoccupazione che i traduttori e gli interpreti possano essere sostituiti dall’IA. È emerso un dibattito interessante sulla necessità di trovare un equilibrio tra tecnologia e cultura e sulla preservazione delle lingue indigene. Carla Valeria de Souza Faria ha sottolineato come anche le lingue minoritarie che sono piuttosto sviluppate, come il basco e il catalano, rappresentano una categoria ad alto rischio a livello di sostenibilità futura, ma che la tecnologia e i media sociali potrebbero offrire alle comunità che parlano lingue in pericolo dei mezzi di comunicazione facilmente accessibili e dei software per la raccolta, elaborazione e l’immagazzinamento di dati fondamentali per la preservazione e la continuità delle culture indigene.

Infine, il 24 settembre, S-citizenship ha partecipato all’evento “Quanto è green la ricerca scientifica?”. Durante la discussione moderata da Anna Vitaliani, giornalista Rai FVGPatrizia Congiu, responsabile dell’Ambulatorio di medicina del sonno della Clinica Tommasini di Jerzu e ricercatrice presso il Centro di medicina del sonno dell’Università di Cagliari e Mario Spera, docente di Astrofisica e cosmologia presso la SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, hanno esaminato l’importanza della ricerca di base per il progresso sociale e tecnologico, ma hanno anche messo in evidenza le conseguenze ambientali inevitabili del crescente utilizzo di strumenti avanzati. La discussione ha affrontato l’impatto della ricerca sull’ambiente, confrontandolo con altre attività e aprendo un dibattito sulla necessità di ridurlo. I relatori hanno offerto prospettive diverse su come bilanciare la ricerca scientifica e la sostenibilità ambientale, come la possibilità di alimentare i super computer utilizzati per la ricerca tramite energie rinnovabili.

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