In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, è emerso che in Italia il 38% delle risaie e delle coltivazioni irrigue è a rischio a causa della siccità . Questo dato allarmante sottolinea l’importanza di adottare pratiche agricole sostenibili e di gestire responsabilmente le risorse idriche, al fine di garantire la sicurezza alimentare e salvaguardare l’ambiente.
Il deficit di pioggia dura da due anni e interessa soprattutto il distretto del Po, dove si concentra gran parte della superficie irrigata del Paese. Da diversi mesi, il distretto versa in uno stato di media severità idrica, mettendo a rischio le colture di riso, mais e altre specie. Greenpeace Italia, in vista della data, anticipa i dati dell’Osservatorio Siccità del CNR-IBE per sottolineare la gravità della situazione.
Oltre a segnalare l’allarmante situazione, l’organizzazione ambientalista ha presentato otto soluzioni al governo Meloni nella riunione di ieri, 21 marzo, della cabina di regia sulla siccità a Palazzo Chigi. Tali soluzioni mirano a contrastare la siccità e promuovere pratiche agricole sostenibili.
La situazione appare critica già a marzo, poiché le acque superficiali, fondamentali per l’irrigazione, sono in estrema sofferenza. In particolare, i grandi laghi del Bacino del Po si trovano vicino ai minimi storici registrati negli ultimi ottant’anni, mentre i principali invasi artificiali del bacino Padano sono riempiti solo al 20% della loro capacità . A contribuire a questa situazione, oltre alla scarsa pioggia soprattutto al Nord, ci sono state anche le alte temperature, superiori alla media per 9 mesi su 12 nel 2022, e la scarsità di neve in montagna, dove il deficit nevoso rispetto alla media degli ultimi dieci anni è del 63%.
Ramona Magno, coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità del CNR-IBE, avverte che, se non verrà invertita la tendenza, anche le colture orticole estive, come l’insalata o i pomodori, subiranno forti danni. Potrebbe essere necessario ripensare le colture o utilizzare varietà più resistenti alla siccità , mentre turnazioni irrigue più rigide potrebbero diventare la norma. Inoltre, potrebbero esserci razionamenti dell’acqua potabile in molti comuni.
Il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici estremi, come la siccità , e per farvi fronte è necessario adottare politiche ambiziose per ridurre le emissioni di gas serra e liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili. Inoltre, è importante rivedere il nostro sistema agricolo, che utilizza circa il 50% dell’acqua dolce consumata in Italia ogni anno, includendo la riduzione della superficie dedicata a colture ad alta richiesta di acqua e la riduzione della produzione e del consumo di alimenti che richiedono elevati quantitativi di acqua, come la carne e i derivati.
Le soluzioni a lungo termine alla siccità non possono limitarsi alla costruzione di nuovi bacini artificiali, ma devono tenere conto degli impatti ambientali delle infrastrutture idriche e investire in soluzioni sostenibili, come la riduzione del consumo di risorse idriche, l’agricoltura di precisione e la gestione sostenibile delle risorse idriche. Inoltre, la cementificazione del territorio e la canalizzazione forzata dell’acqua hanno ridotto la capacità di assorbimento dell’acqua durante gli eventi climatici estremi, impoverendo i corsi d’acqua e le falde, quindi è necessario considerare questi impatti ambientali. Come sottolinea Simona Savini di Greenpeace Italia, dobbiamo adottare un approccio che tenga conto dell’efficienza alimentare per ridurre il consumo di acqua e la produzione di alimenti ad alta richiesta di acqua.
Le 8 proposte di Greenpeace per combattere la siccitÃ
- Velocizzare il processo di decarbonizzazione dell’Italia, riducendo e poi azzerando le emissioni climalteranti, attraverso un aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) con obiettivi in linea con l’Accordo di Parigi sul clima e la posizione dell’Unione Europea.
- Smettere di investire sulle fonti fossili e le relative infrastrutture, abbandonando al più presto lo sfruttamento di petrolio, gas e carbone e puntando su energia rinnovabile ed efficienza energetica.
- Ridurre a monte i consumi idrici in agricoltura, rendendo prioritario l’uso di terreni e acqua per la produzione di alimenti destinati al consumo umano diretto anziché alla filiera mangimistica o alla produzione di biocarburanti.
- Ridurre a monte la domanda mangimistica, riducendo gradualmente il numero degli animali allevati e adottando misure per incoraggiare l’adozione di diete a base principalmente vegetale.
- Adottare misure per incoraggiare l’utilizzo di tecniche agroecologiche che migliorino la salute dei suoli, inclusa la capacità di trattenere l’umidità .
- Ridurre drasticamente il consumo di suolo e la cementificazione, incrementando le superfici di boschi e aree naturali.
- Pianificare l’eventuale costruzione di nuovi invasi e laghetti in base ai dati di riempimento storici degli invasi esistenti e agli scenari meteo-climatici futuri, evitando opere dannose oltre che inefficaci.
- Adottare un grande piano di ristrutturazione della rete idrica e di messa in sicurezza idrogeologica, aumentando le risorse dedicate nel PNRR, anche con il contributo degli enti gestori del servizio idrico integrato.