Luglio è ormai iniziato e la percezione è quella di aver trascorso dei mesi di maggio e giugno meno estremi, dal punto di vista climatico, di quelli del 2022. Ma è davvero così? Possiamo aspettarci un’estate più mite o ci aspettano nuovi picchi climatici? Abbiamo chiesto lumi a Giulio Betti, meteorologo e climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze.
L’estate scorsa è stata torrida ed è iniziata presto, mentre quest’anno, nonostante il ritorno del Niño, abbiamo vissuto finora un clima mite ma arriveranno giorni con aumenti vertiginosi delle temperature. Cosa sta succedendo?
«Dal punto di vista meteorologico l’estate 2023 rappresenta una discontinuità importante finora rispetto all’estate 2022, infatti l’anno scorso di questi tempi eravamo già dentro una fase di caldo eccezionale (così lo possiamo definire), iniziato a maggio e che avrebbe raggiunto l’apice nel mese di luglio. Tra maggio, giugno e luglio dello scorso anno si registrarono temperature da record in diverse località italiane ed europee e il tutto era anche accompagnato da una siccità con tempi di ritorno secolari su gran parte dell’Europa centro-occidentale e sull’Italia settentrionale.
Quest’anno la situazione è ben diversa; fin dall’anno scorso risultava molto improbabile che anche l’estate 2023 avrebbe ricalcato le orme del 2022 dal punto di vista della precocità delle ondate di calore, del caldo e anche della siccità, se non altro da un mero punto di vista statistico anche perché del 2022 parlavamo in termini tecnici come di un outlier, cioè di un qualcosa talmente fuori dalla media e da tutte le deviazioni standard che, anche in tempi di riscaldamento climatico, era molto improbabile riviverlo dopo solo 12 mesi.
Quest’estate è molto diversa, almeno inizialmente, per vari motivi locali e globali. Innanzitutto in primavera è andata esaurendosi del tutto la Niña, il fenomeno per tre anni ha condizionato la circolazione generale a livello planetario ed emisferico e che in parte ha probabilmente favorito queste lunghe anomalie termiche sull’Europa occidentale e sull’Italia. Decaduta la Niña, le condizioni sono progressivamente rientrate verso canoni più normali, fermo restando, ci tengo a sottolinearlo, che il mese di giugno è stato al centro-nord più caldo della norma.
È stato un mese molto caldo anche in Francia, in Svizzera e in diversi stati europei. In Spagna comunque è stato uno dei giugni più caldi della serie storica, addirittura in Francia giugno 2023 è risultato più caldo di giugno 2022, il tutto senza picchi estremi ma a causa di una costanza nell’avere temperature ben al di sopra della norma. Nel Regno Unito addirittura il più caldo dal 1884. La percezione spesso non ci fa appunto percepire questo tipo di situazioni ma in realtà, nonostante non si siano avuti picchi termici e ci siano stati anche dei break temporaleschi eccetera, a livello termico i valori si sono mantenuti comunque, in alcuni stati centro-europei, molto al di sopra della norma. Maggio invece è stato nel complesso un mese normale, ed è già una notizia avere un mese nella norma all’interno di un trend che vede comunque le temperature in rialzo.
Oltre all’assenza della Niña, come detto, questo inizio d’estate è risultato meno intenso da un punto di vista delle temperature e più instabile sull’Italia anche grazie al fatto che le masse d’aria subtropicale e desertica che spesso arrivano sempre più precocemente a interessare il Mediterraneo centrale sono rimaste confinate appunto sulla parte nord del continente africano a causa di una debolezza iniziale del monsone africano, del monsone indiano.
Per un complesso intreccio di circolazione, la debolezza del monsone indiano e africano hanno fatto sì che non vi fossero precoci ondate di calore. Inoltre, a questo si è aggiunta la presenza di una forte area di alta pressione sull’Europa settentrionale che per quasi due mesi ha interessato in particolare Scandinavia occidentale, Regno Unito e nord Atlantico, zone dove per altro sono state registrate temperature superficiali del mare eccezionalmente alte.
Ecco, la presenza di questo anticiclone molto a nord dell’Italia ha favorito l’ingresso di correnti relativamente più fresche e instabili che hanno contenuto l’avanzamento del fronte tropicale e delle temperature di matrice desertica africana.
Nei prossimi giorni la circolazione andrà purtroppo cambiando, infatti è abbastanza illusorio pensare che in tempi di riscaldamento climatico l’estate possa proseguire su canoni tutto sommato normali. Purtroppo il dato di fatto è che il caldo è lì che preme e a partire dal fine settimana avremo la prima intensa ondata di calore della stagione che interesserà tutta l’Italia in generale ma soprattutto il centro-sud con temperature che risulteranno molto al di sopra delle medie del periodo.
Il prosieguo dell’estate dovrebbe vedere progressivamente un affermarsi di temperature superiori alla norma intervallate forse da brevi break instabili più che altro sull’area alpina e il nord d’Italia. Comunque la tendenza rispetto a questo inizio “docile” dell’estate è un aumento progressivo delle temperature e dei livelli di pressione».

Giulio Betti è un meteorologo e climatologo che lavora presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze. Tra le sue responsabilità vi sono la previsione del tempo, la reportistica meteo-climatica e il supporto meteorologico alla Protezione Civile (CFR Toscana). Inoltre, svolge attività di ricerca e sviluppo e si occupa della divulgazione dei risultati attraverso i media.